| A volte è questione di atmosfera...
Presa di per sè la storia non è niente di eccezionale: è una buona storia, con una trama un po' scontata e dei buoni personaggi, insomma, vista così ci collochiamo nella normalità. Però ci sono i però: Rigamonti è un bello sceneggiatorie, si vede, tecnicamente è a posto, buon taglio delle inquadrature (avere de Angelis aiuta), cose dette al momento giusto, relazioni fra i personaggi filanti, dialoghi forse a volte un po' retorici, ma nel complesso buoni. Quello che a mio avviso fa la differenza è l'attenzione ai dettagli, ad esempio, la tecnologia è diversa in Eurasia e nella Città Est, ci sono "dinosauri tecnologici" (come il pilota dell'elicottero, bel personaggio di contorno, mi è piaciuto, dà un tocco di classe). E poi c'è appunto l'atmosfera: quell'ambientazione piovosa nelle prime pagine (ripresa in copertina), i livelli bassi, lo squallore, la gente che vomita e si dispera nel sottofondo, che sono poi le cose che hanno fatto grande de Angelis. In due parole, c'è quel tocco di fantascienza bladerunneriana che ha accompagnato le grandi storie neveriane (sospiro). E vorrei concludere con questo spunto: abbiamo avuto tre autori "esordienti" ultimamente: Rigamonti, Perniola e Sime (certo il discorso è un po' diverso per lui) e tutti e tre si sono rifatti a queste atmosfere. Mi sembra significativo.
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