Molto difficile valutare questa storia.
Alla prima lettura sono emersi soprattutto gli elementi più positivi ed interessanti.
Sicuramente la continuity serrata che dovrebbe essere, a mio parere, la cifra di tutti gli autori.
Nathan vale molto di più come personaggio che cresce e muta in un contesto storico che come personaggio cristallizzato in un eterno presente.
Kay e le telepati, Il terrorismo mutato, hell's island, la caduta di Urania, la guerra dei mondi: una bella carrellata che mi è apparsa sinceramente funzionale alla storia, non solo un esercizio di stile
Idem la ricerca della coralità è molto buona, raramente si è notata una Agenzia Alfa così armonica nella sua azione.
Quanto tempo si sono aspettate le reclute di Morrigan? Quanto un'altra occasione per una nuova profilazione psicologica di Ekene? Il rapporto May/Branko da quando non era scandagliato?
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C'è però un enorme (almeno per me) problema: le pagine a disposizione sono completamente inadeguate all'ambizione della storia. E questo si vede benissimo in seconda lettura.
Il treno in corsa è l'immagine più valida per la sceneggiatura.
I punti di forza di una ottima ideazione vengono talmente accelerati da perdere consistenza e vengono così sprecati, ed è la sensazione di occasione perduta che emerge forte ad una lettura più attenta.
le reclute, Ekene, la IV compagnia guastatori, il rapporto Branko/May e soprattutto il colpo di teatro del terrorista rivelatosi antiterrorista
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L'accelerazione rende a mio avviso alcune dinamiche surreali e alcuni dialoghi inverosimili. Tre esempi su tutti:
Nella penultima vignetta di pag. 58 Branko afferma che sarà difficile connettere Goro agli attentati, connessione che è presto fatta nella prima vignetta di pag. 59; nella terza vignetta di pag. 83 Branko vede solo il male in Goro, alla seconda di pag. 84 sono già diventati compagni di team; nella seconda vignetta di pag. 87 Branko rifiuta di liberare Goro, nella quarta della stessa pagina è pronto a lanciarlo da uomo libero su di uno sconosciuto
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Ora, sicuramente ci saranno ragioni editoriali che mi sfuggono ma non riesco assolutamente a capire per quale ragione si investa su di un valido sceneggiatore come Eccher per 180 interminabili pagine per un soggetto come "Death Rally" ( che, parere mio, non sposta di un millimetro la legacy di NN); poi, su un passaggio cruciale del passato di Branko e su di una storia piena di spunti interessanti, si debba fare un frullato iperconcentrato per stare dentro le 94.
Ho votato 6,5. Non ho purtroppo riconosciuto in diverse tavole (non in tutte) il Max Bertolini di "India".