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| Ieri ho riletto l'episodio "zanne d'acciaio" contenuto nell'Almanacco del 2011 e, per pura coincidenza, mi sono ritrovato davanti ad un concetto simile a quello espresso dal padre di Elodie: grandi traumi lasciano sempre profonde ferite capaci di spalancare le profondità dell'abisso della disperazione.
Se nell'Almanacco però Nathan reagiva ai sensi di colpa uccidendo con ferocia il mostro di turno e, allo stesso tempo, identificandosi con lui, stavolta l'albo si conclude con Nathan che consola Sigmund, facendogli notare che la speranza non è mai inutile.
Questo diverso atteggiamento mi ha fatto riflettere sull'evoluzione psicologica del personaggio:
Dal ragazzo spaccone e ambizioso all'uomo oppresso dai rimorsi dopo la morte di Laura... Dall'idealista convinto (aggrappato a valori come vita, verità, rispetto e giustizia) al vendicatore che, uccidendo Andy Havilland, tradisce quei valori e diviene malinconico, rassegnato, indifferente....
fimo all'eroe di guerra più forte, ma più duro, consapevole e non privo di speranza, che abbiamo oggi...
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