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| Bella storia, anche epica a modo suo, ma che per i miei gusti porta il cinismo troppo in là, sino alla follia che ai miei occhi ingenui e lucciconi appare sempre assurda e dunque (nel "dunque" sta la fallacia del mio ragionamento) inverosimile.
Preferisco il Medda successivo a questa storia, quello di "Una canzone per Sara", "Infiniti universi", "Segnali dallo spazio", "Dopo l'apocalisse", "Sara McBain". Quel Medda che racconta sempre il cinismo del mondo e delle persone, ma con un approccio più riflessivo e meno "brutale". Quel Medda che però è discendente di questo: direi che in questo gigante Medda porta al massimo la tensione accumulata nei '90es e nelle sue storie di quel decennio e la fa esplodere, così da potere poi trasformare la rabbia "di pancia" in rabbia "cognitiva" e metterla al servizio di storie secondo me più argute e funzionali (non a caso alla fine del decennio '00-'10 arriverà Caravan).
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