Albo nel complesso riuscito e che senz'altro mi è piaciuto più del precedente (poco volendocene, per la verità, visto che quello si attestava attorno ad un risicatissimo sei
): dovendo dare un giudizio sintetico, direi anch'io un sette.
La copertina di Giardo è bella, anche se questa tendenza monocromatica al rosso aranciato, dal vivo, non è che mi abbia fatto impazzire, dal vivo: in bianco e nero, a mio giudizio, il disegno restituiva una maggiore drammaticità.
Brava Lucilla Stellato, per quanto ci siano alcune sviste
Il professor Ahston, a pag. 25, diventa per un istante Haston
; poi non capisco perché tutti hanno scritto il proprio cognome sulla rispettiva tuta e Kay soltanto il nome ...
ed alcune soluzione visiva mica le abbia capite tanto
Passi la pistolettata al vetro: ci sta che un'arma di media potenza possa creparlo ... Ma perché sulla base tutti continuano a portare le medesime tute da viaggio? Poi non ho capito bene la dinamica della prima vignetta a pag. 12: ma Samuel Thorpe è sotto un tavolo? Non riesco proprio a decifrare il pannello che sembra sovrastarlo ...
E poi, magari è una fisima mia ...
Ma Tagawa che va in giro con una specie di metal detector per tutta la base alla ricerca delle tracce degli elementi psicoattivi non si può vedere
Possibile che non ci fosse altro metodo per fargli fare una ricerca a tappeto?
Quanto al resto un lavoro di elevata qualità, di cui ho apprezzato soprattutto l'uso discreto ed equilibrato dei retini e lo studio dei volti dei personaggi (bene, benissimo anzi tutti i primi piani di Nat
).
Venendo alla storia, condivido i dubbi di Demian: passi che sia piuttosto derivativa
chi ha visto (e meglio ancora letto il capolavoro di Lem) "Solaris" sa già dove si vuole andare a parare
passi che si fa un po' di confusione con il tempo a disposizione
216 ore ... Poi tagawa ci aggiunge una finestra di venti ore ... Poi mancano due ore al PNR
una didascalia temporale ogni tanto non guasterebbe
passi pure che
lo scontro con gli inservienti robotici era evitabilissimo e per fortuna si trascina stancamente per poche vignette
ma da un certo punto in poi si ha la sensazione di voler appesantire il soggetto davvero troppo, essendo da ultimo costretti ad una soluzione piuttosto "barocca"
chiuderla sui cristalli psicoattivi, in effetti, sarebbe stato preferibile (magari con ripercussioni sul mondo quotidiano di Nat: una nuova droga costosissima in quanto rarissima che si affaccia sul mercato ...): il potere psichico del planetoide (connesso al suo istinto di sopravvivenza) ha costretto a spingere a manetta sui poteri di Kay per gabbarlo ...
... Che poi mica ho capito: ma siccome credeva tutti morti e la base orbitante distrutta cosa ha fatto? Li ha lasciati perdere? Ha abbandonato la sua attrazione gravitazionale? Se ne è disinteressato basta che questi qui della Odisseo adesso non pensino a loro volta di venirmi a trapanare altrimenti gli scateno una guerra che neanche se la immaginano?
Coinvolgenti le riflessioni di Nat sulla morte nello spazio, ancora di più l'amarissima chiusa dell'albo.
E poi
quell'incubo di Nat sulla Elmore e sui suoi sentimenti ... Quel "io non ti ho mai promesso nulla" ... Uno spunto interessante
Kay finalmente convincente.
Incomprensibile (sempre IMHO) il titolo dell'albo.
Meglio sarebbe stato chiamarlo - anche se più prosaicamente - "Progetto Sherlock".
Ciao Nathan, ci vediamo presto.
Questo, per un po', è l'ultimo albo che compro (almeno a scatola chiusa).