Metto sempre in mezzo Anno Zero, non tanto per la reinterpretazione del personaggio, che comunque gioca il suo ruolo
(il finale in cui nathan getta il fumetto mi commuove per quanto è schietto, lucido, coraggioso e avvincente)
, ma io parlo sempre di dialoghi, ritmo dell’azione e sceneggiatura a se stante.
Cioè in Anno Zero vedo una graphic novel, in queste ultime saghe non scorgo nulla più di un filone alla “Beatiful” o “Friends”. Cioè sono proprio due piani artistico/stilistici diversi.
Immagino che anche per sceneggiare queste saghe Vigna c’abbia perso tempo. Il fatto che il risultato di questo tempo impiegato sia ‘sta roba, mi fa pensare che ci sia una precisa linea editoriale che non vuole in nessun modo alzare il livello della serie per più di uno o due albi.
Come a dire “Nathan Never è una testata generalista e così deve restare…sennó leggetevi le cose di Audace!”
Peró boh, mi piacerebbe che non fosse così perchè NN era partita in un altro modo all’epoca, con una voglia di novità giovane, audace appunto e anche un po’ progressista…ancora ricordo un’intervista di Castellini in cui diceva “bè, in Nathan Never non vedrete certo delle esplosioni nel vuoto dello Spazio…”
Il che magari era un eccesso di che guevarismo fumettistico giovanile smentito poi dai fatti, peró insomma quell’impostazione era un messaggio chiaro.