mat gabby |
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| Non so se per le mie critiche dirette vengo ritenuto un vigna hater anch’io, in tal caso smentisco, perchè il punto più alto di tutto il recente corso della serie è per me Anno Zero e molti albi introspettivi di Vigna sono ció che preferisco di Nathan Never. Quello che non mi piace è quando Vigna, come in questo caso, vira su uno stile facilone, superficiale, tradizionale e didascalico, poggiandosi comodamente sui cliché del fumetto d’avventura che ai miei occhi fanno scadere gli albi in un anonimo pop d’annata, che quindi non è nemmeno più pop, ma solo senilmente stantio.
Veramente mi pare che Vigna in queste occasioni sia più bravo a vendere e promuovere le saghe, che a costruirle e strutturarle. Sicuramente è ancora un grande sceneggiatore, solo che a volte appunto la sua attenzione e il suo impegno li vedo più nel packaging che nel contenuto.
E tutto ció oltre a deludermi profondamente, lo trovo anche difficile da comprendere, perchè proprio nel linguaggio, nello stile e nell’orchestrazione del racconto tra questa saga e Anno zero c’è un divario così grande che sembrano due autori diversi.
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