|
|
| Dopo le sperimentazioni autorali del numero precedente, Medda si cimenta in una storia di genere, più canonica e rassicurante nella resa. Ovviamente a noi lettori arriva il prodotto finale, riuscitissimo e piacevole da leggere e non immaginiamo minimamente il lavoro mastodontico che c’è dietro e le difficoltà che possono incontrarsi durante il percorso.
Lette le due campane, non entro nel merito della vicenda perché non mi interessa farlo. Anzi sono convinto che certe cose non dovrebbero mai essere divulgate perché, in qualche modo, spengono la magia.
Sta di fatto che spogliandosi di tutti gli inciuci e le diatribe della genesi, cacciatori e prede è un buon albo di Nathan Never dove tutto è perfettamente bilanciato: protagonista, comprimari, ambientazione, trama e dialoghi.
Bonazzi egregio come al solito anche se, ancora debitore dello stile di Mari.
La cover di Castellini invece non mi comunica assolutamente niente. Da ragazzo lo adoravo, oggi trovo il suo stile esagerato e distorto pesantemente datato. Quindi, pur riconoscendone l’impatto spettacolare, non ritrovo in esso il mio gusto di lettore.
|
| |